Terribilis est locus iste: hic domus Dei est, et porta caeli.

 

"Tutti al mare, tutti al mare a mostrare le chiappe chiareee", cantava una celebre canzone.

Oggi, al mare, con le chiappe chiare o scure, non si va solo a fare i vitelloni da spiaggia, a sdraiarsi per catturare il sole incremandosi fino al lobo delle orecchie oppure a tuffarsi in acqua, fra una mucillagine e un’invasione di meduse.

Oggi in spiaggia si va pure in chiesa. Succede a Cagliari, dove viene allestita, appunto, una chiesa gonfiabile. La notizia appare su Repubblica.

Purtroppo l’orribile esperimento è solo il primo di una lunga serie, che minaccia un’invasione di proporzioni – manco a dirlo apposta – bibliche: non sarà usata solo in Sardegna: dopo Cagliari,  Campomarino di Tremoli,  Bibione, Ravenna. E poi ancora altrove.

L’idea è di Don Andrea Brugnoli, parroco attistiva che da anni cerca di evangelizzare i giovani allestendo luoghi di conversione fuori dalle discoteche, dagli autogrill, dagli stadi.

La movida "divina", dunque, si contrappone a quella profana.

Non c’è nulla di male nel voler portare la parola di Dio ai giovani. Ma esiste un problema…di modi.

E la Chiesa gonfiabile a mio avviso è un modo sbagliato.

"Lunga trenta metri, larga quindici, colori nero e fucsia che non ricordano certo le cattedrali romaniche. È completa di altare, abside, confessionali. Cinque compressori, in cinque minuti, permetteranno di "costruire" una chiesa che nei secoli passati richiedeva decenni, se non secoli, di lavoro". 

Addio arcani orientamenti all’interno di spazi concepiti da antiche sapienze, addio meravigliosi elementi essenziali delle chiese romaniche, addio verticali stupori del gotico…

"A maggior gloria di Dio", si costruiva un tempo. Un tempo in cui ogni colore, ogni geometria, ogni architettura nasceva dall’omologia Cielo-Terra in cui la Chiesa – nave su cui i fedeli viaggiavano in direzione della volta celeste – incarnava la rappresentazione del sacro, con cui scambiava alchemiche corrispondenze.

E oggi?

Ma davvero un pezzo di gomma può sostuire il marmo, quel marmo "parlante" da cui il genio di Michelangelo estraeva le sue opere più belle? Il marmo, come l’oro, come ogni altro elemento, è simbolo e segno dell’universo fatto di magiche corrispondenze di cui parlavo poc’anzi.

Un gioco di analogie, specchi e richiami che nelle antiche Chiese orientava il fedele in cerca di Dio.

Già nei tempi moderni le antiche sapienze che riguardavano la costruzione delle chiese si sono perse, si sono sfilacciate a favore di altri modelli. Ma la chiesa gonfiabile rappresenta davvero una tentazione "luciferina", un’oscenità a uso e consumo di preti moderni che si credono dei ficaccioni.

Del resto viviamo in un mondo che ha perso il senso del contatto con la sacralità.

Eppure ci vuol tanto a capire come una chiesa gonfiabile rappresenti un insulto, tanto per il laico quanto per il credente?

Nella mia vita ho attraversato molte fasi, sono stata anarchica, agnostica, gnostica, poi soltanto dubbiosa, e poi, ancora, vicina alle filosofie orientali per poi un giorno inciampare nelle ricchezze della nostra antica tradizione, quella protocristiana.

Io non sono una di quelle che vanno a Messa, lo dico subito. Non sono… cattolica, apostolica e romana. Ma tento di essere cristiana (a me più che il Cristo delle chiese interessa il Cristo interiore, quella fiamma vivente avventura e scommessa di ogni cuore). Dunque in Chiesa non vado, dicevo. Si tratta di un mio personale problema con le umane organizzazioni delle religioni (un po’ anarchica sono rimasta, confesso…). Ma studio le antiche tradizioni e nel tempo ho imparato ad apprezzare alcune straordinarie valenze del cattolicesimo, anche se affrontate più dal punto di vista ermetico-alchemico. Ma insomma, andremmo lontano, troppo lontano.

Rimando comunque a un testo a me molto caro: Ritmi e riti.

Voglio dire, non sono comunque una di quei fedeli fedelissimi pronta a gridare allo scandalo perchè la sua madre chiesa viene traslocata su un pezzo di gomma in mezzo a una spiaggia.

Dico però che quando ho bisogno di un particolare raccoglimento interiore, cerco sempre due posti: o una spiaggia o un bosco isolato, oppure una chiesa. Ma una chiesa antica, una chiesa costruita secondo la scienza sacra degli orientamenti.

Ecco allora che lì, in queste chiese, se si fa un poco di silenzio nel frastuono mentale è possibile fare un respiro più grande. E’ possibile annusare il profumo del sacro, di quel luogo dentro e fuori di noi che la chiesa, come uno specchio, riflette. Lei invita, suggerisce. Devi essere tu, poi, a danzare.

Ricordo ancora gli occhioni sgranati davanti agli angeli di Santa Prassede, a Roma, oppure il calore dell’abbraccio invisibile di Santa Sabina, in un giorno funestato da personali tormenti.

Ecco, in questi luoghi ogni disegno, ogni colore, ogni dettaglio "raccontano"  un sacro talmente potente da ammutolire perfino il laico viandante. L’ho visto con i miei occhi.

Dunque come è possibile accettare l’idea di una Chiesa gonfiabile?

Magari lo diciamo all’Ikea, che ci propone magari i modelli Ekklesia 24 in cento pezzi montabili, con laccatura in legno da scegliere?
Io non ci sto. La chiesa è comunque uno spazio sacro. Anche un non credente ne riconosce potenza e bellezza, da sempre. Basta guardare le file indiane di turisti col naso all’insù che nelle nostre grandi città click click fotografano rapiti chiese e monumenti.

Tra l’altro, anche il senso estetico, se vogliamo, può essere considerato "sacro". La Bellezza è un diritto di tutti, e abbiamo il dovere di preservarla.

Chiesa gonfiabile? Roba da condono edilizio…

C’è un’idea che mi turba alquanto, ed è quella del proselitismo a tutti costi (mi ha sempre turbato, ieri come oggi). Perché bisogna andare dai bagnanti o dai ragazzini in discoteca con una chiesa di plastica? Se hanno voglia di sacro, saranno loro a spostarsi, magari vestendosi in modo più adeguato. Sarò tacciata di bieco tradizionalismo, ma chissenfrega. Io parlo di senso del pudore, un senso bellissimo, oggi strozzato dai culetti e dalle tettone di veline  e starlette televisive. Non crediamo in Dio? Perbacco, benissimo. Ma almeno nel valore estetico di una costruzione vogliamo pure crederci, o no? E nel pudore, ci crediamo? In quel pudore che ci risparmia di vedere una vecchia carampana aggirarsi in città con un tanga marittimo che scompare negli oceani di grasso mentre lei, cetaceo urbano, avanza seminuda deturpando il  paesaggio.

Il pudore, la bellezza, il senso estetico non hanno religione. Non hanno "colore".

Sono un patrimonio di tutti. Perché allora darci alle chiese gonfiabili? Mostruose dal punto di vista "architettonico"  oltre che abominio spirituale.

Se le mettessimo all’AcquaFan di  Riccione sapremmo davvero riconoscere la chiesa dalle gozzoviglie volanti, da quegli insiemi di plastiche scivolose su cui zompare dentro e fuori dall’acqua?

Io non ci sto. Non le voglio. Al mare devo già sciropparmi l’avanzata di personal trainers che aizzano signore ululanti infilate in tute anti-traspirazione che pedalano come forsennate per ore sotto il BOOM BOOOM!! delle casse che rimbombano musica, insieme ai gruppi acquatici che cantano e ballano dietro l’istruttore di turno e i mercatini per signore che affollano il litorale…

Dobbiamo infilarci proprio anche la chiesa gonfiabile, in questo "troiaio" estivo?

La smania tutta moderna di arrivare dal "cliente", la fissazione del porta a porta, delle chiavi in mano, della pronta consegna investe anche il sacro.  Che senso ha?

Insomma, se uno a un certo punto ha una folgorazione mistica si infila un paio di pantaloni e se ne va in cerca di una chiesa. Giuro che ce ne sono tante in giro, tutte facilmente raggiungibili.

Un tempo, l’uomo che cercava Dio…lo cercava davvero. Nel senso che era lui ad andare, lui a camminare, lui a cercare e trovare, come testimoniano anche i pellegrinaggi di tutti i tempi. In ogni antico percorso inziatico era previsto un viaggio, un percorso, appunto, un itinerario in cui l’anima man mano si avvicinava e faceva scoperte.

Ma non è più il tempo della Cerca, non è il tempo della coppa del Graal. Semmai è il tempo della coppetta di Tiramisu, preso al bar con gli amici, a un tiro di schioppo dall’ombrellone.

Ed è  il tempo delle chiese gonfiabili.

Che poi, di fatto, a me fanno venire in mente un altro…oggetto gonfiabile.

A dire il vero, tutt’altro che sacro.