Essere un guru non significa avere un seguito di fedeli. Un guru p una persona in grado di indicarmi la via. Immaginiamo che mi sia perso nella foresta. Incontro un tale e gli chiedo:"Per favore, può indicarmi la strada per tornare a casa?" E lui: "Sì, fai così e poi così". E io: "La ringrazio molto", e seguo le sue indicazioni. Questo è un guru.

Oggi c’è l’idea che un guru sia una persona con numerosi seguaci che lo seguono come il pofferaio magico. E’ sbagliato. Un vero guru vi indicherà la via. La segui e ti ritrovi a casa. Allora potrai ringraziarlo. Io provo una naturale gratitudine per il mio guru, e il nostro rapporto mi dà gioia, ma questo non significa seguirlo ovunque, perché non sarei più a casa mia. Seguire il cammino che sta facendo il guru è un altro modo di perdersi. Il concetto yogico dello svadharma signifca "Il mio dharma", "la mia via". Se tenti di seguire il dharma di un altro, ti cacci nei pasticci. Il guru è quello che ti aiuta a trovare il tuo dharma".

(T.K.V.Desikachar, Il cuore dello yoga)

 

E ha ragione, Desikachar. Tra l’altro viviamo in una società piena di guru, insegnanti, maestri, apprendisti maestri, tuttologi dell’ultima ora.

Nessuno vuole essere più allievo. Niente. Tutti a insegnare, tutti a "sapere", tutti a maestreggiare.

E invece essere una guida, un insegnante, è cosa difficile. Lo è dal punto di vista accademico, figuriamoci da quello spirituale.

In-segnare, come suggerisce anche l’etimo, comporta un contatto profondo in grado di operare una trasformazione trasferendo un segno, un signum.

E, soprattutto, tiene conto del cuore pulsante di ogni allievo, uguale ma allo stesso tempo diverso da tutti gli altri.

Le cose si "complicano davanti al guru spirituale. C’è un bel libretto di Claudio lanzi, "Maleducazione spirituale", dedicato proprio alle difficoltà e alle illusioni di questo tipo di ricerca particolare.

Oggi, purtroppo, imperversano proprio i "pifferai magici" di cui parla Desikachar, illuminato insegnante di yoga, quei pifferai che agitano schiere di adepti lobotomizzati. Basta guardarsi intorno e se ne trovano a bizzeffe.

Desikachar opera un distinguo sottilissimo sul seguire la via di qualcun altro..e la propria.

Nessuno può fare un percorso al posto nostro. Nè noi possiamo pretendere di fare esattamente come qualcun altro, semmai ci si può avvicinare a una simile qualità dell’essere (e Cristo ci ha fregato gli apostoli, dicendo "Siate come me". Siate, – ha detto – non fate).

Ma nel ciarpame pseudo-spirituale dei nostri giorni come dare torto a chi, saggiamente (suo malgrado), dice: "Se incontri il Budda per la strada uccidilo"?

Il problema, infatti, è che non incontriamo mai il Budda. Al massimo, un budino.