So che prima scrivevo molto di più, in questo spazio. E ogni giorno mi riprometto di riprendere l’antica passo, quello che mi faceva scrivere uno due post a settimana.
Mi manca, la mia casa virtuale. Mi mancano gli amici del blog.
E spero di riuscire a mantenerla, questa promessa.
E’ che corro, corro una matta lavorando in due città, divisa fra tre scrivanie e sei computer. Una schizofrenia che pago, ovviamente, anche se adoro il lavoro creativo che faccio.
E mi rendo conto che oggi, oggi il vero lusso è il tempo. Quel tempo che rincorriamo, disperati. Quel tempo che manca sempre, che ci fa fare mille cose, sfiniti, per poi ritrovarci quasi a non aver vissuto.
La nostra è una società furba, molto furba: ci ha convinto che è fico correre, è fico essere multitasking e fare più cose insieme.
E invece no, siamo solo coglioni.
Già. Poveri idioti abbindolati dalle luci di Maya.
Correre ti fa perdere le cose, non te le fa gustare, assaporare. Sei sempre in ritardo rispetto a un programma, sempre preso. E quell’adrenalina, ti fanno credere, è una cosa davvero “in”. Invece sei solo un nevrotico imbottito di ansia “multifare”. e Corri, corri senz apiù il tempo. Il tempo per te.
Andare veloci non è fico. E’ tristissimo. Non si assimila nulla, non si assapora ciò che si fa.
Anche il lavoro va in qualche modo gustato, altrimenti come fa a nobilitare l’uomo?
Ci sentiamo nobili e invece siamo solo sfigati, oggi.
Me ne rendo conto. E la sera, ogni sera, quando tolto le scarpe e mi appoggio sfinita sul divano, penso alle cose che NON ho fatto. Le cose piccole, quelle del cuore. Quelle che resteranno al di là delle glorie professionali che, come sabbia al vento, ti scivolano via, sempre.
Il lusso, oggi, è il tempo. Quel tempo che la società moderna ci ha sottratto, lo ha rubato ai nostri affetti, alle nostre abitudini lente, alle nostre ricerche e ai nostri interessi.
Ecco, spero di farcela, a recuperare questa pregiata lentezza. E a scrivere di più anche qui, in questo posto che amo e che negli anni ha seguito le mie alterne vicende, le riflessioni che ho accumulato, gli amici che qui ho incontrato.
Dovremmo rallentare tutti, anche se “fuori” continuano a chiedere, a pretendere, a fare fare fare.
Essere, essere è così bello. Accidenti, quanto è bello.