Sfogliando recentemente il Venerdì di Repubblica scopro che Madonna Ossi di Seppia (Montale, perdonami il prestito) ha ingaggiato un cleansing expert di New York per liberarsi di tutti gli oggetti che le ricordavano l’ex, Guy Ritchie.

Cleansing expert? Adesso abbiamo pure bisogno di una balia per disfarci degli oggetti. Fantastico.

Già già, abbiamo il consulente per lo shopping, quando compriamo, e il "mondezzaro"  che ci soccorre quando dobbiamo fare le pulizie di Pasqua. Di fatto il cleansing expert è solo un nome altisonante per definire questa specie di spazzino domestico.

Insomma, da soli non siamo più capaci di fare niente. Neanche di gettar via quattro ricodi imbalsamati che, se ci fanno soffrire, sono comunque sopportabili mentre li scortiamo nella traiettoria verso il macero.

Tra l’altro il cleansing expert serve a far pulizia di tutto ciò che nel "soggetto" potrebbe evocare i ricordi di ciò che va dimenticato.

Un fatto che mi riporta alla mente un bellissimo film inglese, Eternal sunshine on a spotless mind, dall’infelice traduzione – nel titolo – italiana: Se mi lasci ti cancello ( il solito vizio da commediola pecoreccia).

Lui si rivolge a dei tizi per cancellare dalla sua memoria ogni traccia di lei. Il film è surreale, avvolgente, denso di ironia e malinconia. La sceneggiatura si è guadagnata un meritatissimo Oscar.

Ma si trattava – pensavo –  di fantasia, di un’opera immaginifica bella quanto inquietante (a un certo punto lui cambia idea e insieme a lei cerca di nascondersi nei luoghi della memoria, incalzato dalla macchina cancellatutto che man mano li scova).

Ma, come sempre, arriva la realtà e caccia la fantasia, sostituendola.

Infatti, orrore e raccapriccio, il cleansing expert è un depuratore della mente attraverso la sottrazione dei ricordi materiali che circondano il cliente.

Magari bastasse liberarsi di un oggetto per cancellare un sentimento, una presenza.

 A meno che non si tratti di amori ma di calessi, di infantili capricci travestiti a uso e consumo dei bisogni momentanei.

Questa sorta di "yoga commerciale" in cui la mente viene ripulita da una sorta di efficientissima colf mi fa venire i brividi.

Stiamo diventando una generazione di incapaci. Incapaci di intendere e di volere.

La vita è fatta di scelte, di dolori, di ostacoli. E non possiamo pagare qualcuno che spazzi via tutto (letteralmente) al posto nostro.

Se liberarsi esternamente di un ricordo fa male, si fa lo stesso. Da soli. Sulla propria pelle.

Questa mania di pagare balie, badanti, faccendieri domestici che si occupano anche dei sentimenti e delle emozioni sta subendo una sgradevole accelerazione.

Fra poco avremo perfino il  FattoNatale, che non è un tossico ma un tizio che va in giro a comprare i regali per noi (detto in camera caritatis, qui si tratta davvero di una lagna di proporzioni bibliche, la tarantella di pensierini e pensieroni – ma quanto pensa, la gente, a Natale? – uccide chiunque).

Insomma, tutto pronto e confezionato per noi. Basta sborsare soldini.

Chissà se Madonna adesso è contenta. Voilà, il suo mondezzaro di fiducia ha risolto nodi noiosi per lei.

Peccato che dentro, negli anfratti di cuore e cervello, i fatti e le persone sfuggano (come i due protagonisti del film) alla nostra caccia alle balene, in cui arpioniamo ciò che ci fa male tentando di ucciderlo all’istante.

Il canto di certi giganti del mare, dei nostri mari interiori, è sempre più forte.

Perchè è misterioso. Perché è segreto. Perché canta anche il dolore.