Di solito non mi occupo di politica, nelle pagine del blog. Ma a volte non riesco a resistere, specie negli ultimi tempi.

E poi la politica c’è, non si può far finta di ignorarla.  Sarebbe come scegliere un panettone escludendo l’uvetta. In fondo "ogni nostro gesto è politico",  scrive la bravissima Szymborska in una delle sue poesie. Vero.

Dunque a volte bisogna pure parlarne apertamente. Chi frequenta il Mulino sa che non ci sono schemi precisi ma una trasversalità che cerca di trovare i visi e le virtù da ogni parte, senza pregiudizi confezionati sotto le bandiere.

Ma, devo dirlo, il rantolo terminale di una sinistra che deve per forza cambiare per non morire non ha di meglio che ricevere l’estrema unzione da Alba Parietti?

La signora in questione passa con disinvoltura dai macellai ai filosofi, dai filmetti natalizi ai presenzialismi "impegnati" nei salottini più mondani che giornalistici di Bruno Vespa o Maurizio Costanzo.

Mai risolto il conflitto fra i lifting alle tette e quelli al cervello, Alba Parietti soffre la sindrome dell’intellettuale mancata (non basta tare insieme a un filosofo per diventarlo…) e decide di fare la Giovanna D’Arco della politica, proponendosi alle primarie.

Non bastavano le signore impomatate che hanno già raggiunto le fila dei vari partiti, da Cicciolina alla Santanché passando per i fuochi rossi (ma solo in senso cromatico) della Brambilla.

E poi attori, attrici…tutti in politica, via. Come se fosse un gioco.

Io la Parietti a guidare la resurrezione dei democratici italiani non ce la vedo proprio.

E poi mi fa paura, con quelle labbrone a canotto che sembrano evocare una Cappuccetto rosso dei tempi moderni:

Alba Alba, che tette grandi che hai….

Per proteggerti meglio

Alba Alba, che coscia lunga che hai…

Per arrampicarmi meglio sul Campidoglio

Alba Alba che occhi grandi che hai…

Per farmeli guardare meglio

Alba Alba che bocca grande che hai….

Per….

Parlare meglio?

Non è una donna stupida, la Parietti. Anzi, vanta una discreta intelligenza. Ma non basta.

Sono stufa di un paese in cui chiunque si improvvisa politico, in una macedonia di narcisismo e onnipotenza. La politica, quella vera, è faccenda seria. Non basta essere fotogenici e popolari. Malgrado Berlusconi, bisogna continuare a credere in qualcosa di meglio, in una politica seria che trovi un equilibrio fra i parrucconi doc e quelli appiccicati sul cranio.

Largo ai giovani, spazio alle idee.

Le quote rosa (definizione deprimente, sa tanto di apartheid tinteggiato a colori pastello) sono importanti, ma occhio alla qualità di queste quote.

Eppure, eppure la donna che fa la "lady politica" oggi va molto di moda. Dalle signore mogli di presidenti e affini (Carlà ci sta funestando da vario tempo, tanto per fare un esempio) a quelle che si stancano di prendere il té delle cinque e si buttano nell’impegno sociale (la battagliera Santanché), eccoci davanti a nuove rivendicazioni nei luoghi "maschili" in nome di una sacrosanta uguaglianza (salvo poi incazzarsi se non vale più la disparità fra l’età pensionabile), assistiamo a un can can appena iniziato.

In più, non si capisce perché quando una signora di spettacolo si avvicina a un’età "di mezza vita", diciamo così, come accade alla Parietti (e, di nuovo, alla Carlà), all’improvviso si trova sopraffatta dalla necessità di un riciclaggio in chiave politico-sociale.

Ma non è meglio cantare, ballare, recitare? Fare, insomma, quello che più o meno si presume si sappia fare.

Io vorrei vere donne in politica. Donne vicine ai problemi del quotidiano, senza troppi pensieri di immagine o lifiting o gioielli con contratto da testimonial.

Voi no?