Meraviglioso, irraggiungibile Martin Scorsese.

Il suo The departed  è l’ennesima conferma di un talento assoluto del cinema.

Un narratore puro, che fa della regia strumento di racconti in cui la storia pura, "nuda", priva di orpelli tecnologici (quelli che oggi vanno tanto di moda nei film) viene affidata a una regia capace di scavare i personaggi, di incidere – come in una pietra – gli eventi.

Stavolta il film (due ore e venti di assoluto straniamento dal resto del mondo) racconta di due talpe – che hanno i volti di Leonardo Di Caprio e Matt Damon, con la loro bellezza non più imberbe che dona un tocco estetico alla  indiscussa bravura (soprattutto DiCaprio, eccellente) – e della loro rispettiva infiltrazione nel mondo "altro", nemico. Quello dei malviventi e dei poliziotti, cioè.

L’eterna caccia di guardie e ladri diventa qui sublime rappresentazione dei labili confini tra Bene e Male, in cui ciò che sembra non è ciò che è.

Il poliziotto "buono" che gioca a fare "il cattivo" diventa il doppio di quello "cattivo" che gioca a fare "il buono", in una combinazione di sguardi, specchi e rimandi che fa pensare a un racconto di Borges, Il giardino dei sentieri che biforcano, in cui l’assassino e la vittima si inseguono finché, a un certo punto, si incontrano, sullo sfondo di ruoli "occasionali" e scambiabili nei piani dell’essere che governano il Tempo.

La guardia insegue il ladro e allo stesso tempo il ladro insegue la guardia, in una sospensione di attimi cruciali che sembrano il tentativo di evadere il destino.

Che si compirà, invece.

La scena – monumentale – in cui le due talpe Di Caprio e Damon si incrociano, mute, nei rispettivi telefoni cellulari, appese al filo del "sospetto" dell’altro che in realtà è anche una parte di noi, un doppio, appunto, un’ombra fatale che ci fa da contralatare e senza la quale nemmeno saremmo, è uno dei momenti più belli di questo cinema di inizio millennio.

Perché se scegliere il Bene o il Male è un’esigenza, accettare la convivenza delle guardie e dei ladri dentro di noi è impresa disperata, arrancante, impossibile.

Scorsese di diverte a mescolare le carte facendoci capire come l’illusione di un’apparenza sia come una porta che, se non procediamo, rimmarrà sempre chiusa.

Sembrare è facile. Anche fare lo è. Essere è invece molto, molto difficile.

Ma, soprattutto, accettare la coesistenza di Bene e Male, del ladro e della guardia, scaglia i nostri sonni nel pozzo degli incubi.