“Forza gnocca”. Grazie, Berlusconi, a nome di tutte le donne italiane. E ti ringrazio anche per essere stato il “Muso” ispiratore, mio e tuo malgrado, della nascita della Stanza di Virginia dopo l’ennesimo annus horribilis zeppo di Bunga Bunga che mi hai fatto passare. Sai, in Italia non ci sono solo gnocchette e tortelline, ci sono anche un sacco di donne che pensano, raccontano, cercano e – credimi – osano perfino sognare ancora. Difficile, nel Paese che hai fatto a brandelli. Per noi donne, poi, è stato particolarmente faticoso sopportare ogni giorno il tuo maschilismo sempre più gretto (scopare le donne non vuol dire amare le donne, te lo ricordo bene), il tuo fare da vitellone sempre a caccia di sederi e tette da comprare, le tue barzellettine da baretto di quartiere. Sì, certo, mi fai anche pena, costretto a un sogno prezzolato che ti costa case, denaro e… avvocati. Perché le donne le devi pagare. Mi fanno pena anche loro, un po’. E mi fanno rabbia, tanta rabbia, per l’immagine del femminile che diffondono e mantengono viva. Ma, del resto, fanno il mestiere più antico del mondo. E tuttavia, tuttavia queste moderne cortigiane sono ancora più squallide, perché in questo mondo sempre più futile anche i motivi della “prostituzione” (chiamiamola, per favore, con il suo nome) sono spesso sempre più futili. Ci si vende per andare in tv, per fare una particina interdentale in uno di quei filmetti stupidi che rovinano il nostro bel cinema, ci si immola a un vecchio fatiscente come te per un gioiello di Chanel e per una villa. Ma, tu, caro Presidente, hai contribuito, in questi pietosi diciassette anni, a svilirci perchè se fra le lenzuola private puoi fare come ti pare, come Premier sei chiamato a rappresentarci attraverso un’immagine rispettabile. Non mi dilungo, qui, a spiegaredi nuovo le ragioni che altrove i miei colleghi giornalisti hanno spiegato così bene. Ti dico solo che, come donna, mi sento profondamente offesa.
Non siamo tutte come le tue Ruby. Te lo ripeto, in Italia ci sono donne che sanno cosa siano la dignità, il rispetto, il coraggio. Donne che danno ancora peso e valore a termini scippati del loro significato. Donne che tirano avanti fra casa e lavoro, che allevano figli mentre lavorano tutti i santi, santissimi giorni. Donne che leggono, scrivono, vanno al cinema (escludi, per piacere, i fratelli Vanzina, e dammi retta: guardano altro). Che cercano di dare senso e significato ai sentimenti e alle relazioni. Donne che si impegnano. Che cercano una politica più seria, meno arraffona, schifosa e puerile. Donne a cui la lobotomia del denaro facile non interessa se questo significa vendere il loro corpo al “Potere” (che si sarà mai di potente, poi, nel tuo sederino flaccido e nella tua pancetta scaduta? non è triste, pensare che il Potere sia soltanto Denaro?). Sono meno visibili, forse. Ma non per questo meno numerose e importanti delle tue Lolitine. Non finiranno a fare le letterine, e neanche le veline. Non avranno una villa all’Olgiata e neppure una pelliccia di Fendi. Ma saranno sempre fiere, orgogliose. Potranno andare a letto solo con chi amano, pensa che bello. E stare bene anche da sole. Senza chiedere a niente e a nessuno. Queste donne, caro Presidente, sono un esercito silenzioso che invece di urlare e apparire cerca di fare, e cerca ogni giorno di essere una prova vivente del fatto che si può essere diverse da quelle macchiette femminili che da anni un certo carnaio mass mediatico ci propina ventiquattro ore su ventiquattro.
Donne umiliate ogni giorno dagli omuncoli come te, che tra una barzelletta e una palpatina si sentono “maschi”. E che invece sono solo ridicoli. Terribilmente ridicoli.