dal web

Lo ha detto il web. 

Se una volta  ‘ lo diceva  la televisione, oggi lo ‘ dice il web’.

Viviamo al tempo di un’ umanità sempre più tecnologica, in cui l’homo sapiens diventa homo algorítmicus riducendo i suoi neuroni , sempre più poveri, a un ammasso inutile di fisiologia del postmoderno, in cui il web è’ la nuova religione. 

 

Sembra diventato un gigantesco, terrificante blob in cui la lettura da cellulare costringe a una verticalità che stanca occhi e cervello, frammentando, obbligando a continui passaggi dall’alto in basso che frammentano la coscienza. 

E, di fatto, diventiamo incompiuti puzzle di finestre aperte e mai chiuse ( con spifferi che rischiano di farci prendere la polmonite) in cui imperversa un nuovo ‘ citazionismo’ molto pericoloso per la immensa capacità di condivisione istantanea. Un citazionismo spesso fatto di false attribuzioni, come è’ successo anche alla sottoscritta con il suo brano misteriosamente, incautamente attributo ‘ dal web’ a Virginia Woolf ( link da editoria e scrittura) in cui Borges si riduce a uno che scrive come Susanna Tamaro:  ‘ Non sai bene se la vita è viaggio, se è sogno, se è attesa, se è un piano che si svolge giorno dopo giorno e non te ne accorgi se non guardando all’indietro. Non sai se ha senso’ .  Nel magma delle citazioni fasulle finisce anche Saint Exupery con l’attribuzione al Piccolo Principe di un brano  non presente (“Certo che ti farò del male. Certo che me ne farai. Certo che ce ne faremo. Ma questa è la condizione stessa dell’esistenza. Farsi primavera, significa accettare il rischio dell’inverno. Farsi presenza, significa accettare il rischio dell’assenza.”) e che invece appartiene alla sua produzione epistolare.


Mai come oggi è’ stato facile fare il copia e incolla di aforismi e citazioni vantando vantando  narcisisticamente una cultura che di fatto non si possiede.

A proposito di web, poi, chi è’ questo ‘ web’? 

Ecco che arriviamo alle citazioni più fastidiose. Un copia e incolla legato alla peggior catena di Sant’Antonio, quella che non fermi mai, quella che diventa virale ( il sistema immunitario dell’intelligenza si scontra con il contagio artificiale che conta su mutazioni all’istante) . 

Citazioni anonime a cui, in calce, si aggiunge la fantomatica precisazione ‘ dal web’ 

Ah ecco, così stiamo tranquilli. 

Chi è’ questo web? Il web diventa così come lo Stato. Un’entità allo stesso tempo lontana e vicinissima, immanente e trascendente ( a seconda del grado di comodità che ci serve in un dato momento) . 

In realtà, il web siamo noi. 

Il web ha nomi e cognomi. 

Il web va controllato affinché non sia lui a controllare noi. 

Vengo dalla vecchia scuola di giornalismo in cui ci hanno insegnato a verificare le fonti, per mia fortuna. 

Invece anche per molti colleghi, purtroppo, il web diventa esso stesso una fonte sterile, svuotata della fertile acqua  della verifica, del processo di filtro e controllo . 

E così ‘ dal web’ rappresenta la manifestazione della società digitale di massa, incapace di dare un nome ( e, in questo caso, cognome) alle cose del mondo. 

Anticamente nominare voleva dire animare, cioè ‘ ‘ insufflare anima’ agli uomini e alla natura. 

Nei tempi moderni, invece, nominare è’ un po’ come nel salotto del Grande Fratello con i suoi “Vipponi” ( spesso  famosi solo a livello condominiale):  si entra e si esce in un luogo superficiale in cui gli anonimi del web indicano con superficialità  avversioni e gradimenti.

Copiare, diffondere, vantare competenze posticce senza peraltro neanche controllarne l’esattezza è ormai l’agenda del quotidiano di tante, troppe persone. 

E la fonte, ridotta ormai a un rubinetto arrugginito, alza bandiera bianca.

Forse, però, Hal 9000 si ribellerà. Il film di Kubrik, profetico, è sempre meno visionario e più realista in questi tempi distonici.

E la ribellione di Hal 9000 sarà l’estrema unzione della nostra arroganza, digitale e “materiale”.

 

 

 

La pagina La Stanza di Virginia, creata nel 2012, è stata cancellata da facebook perchè ho dimenticato di inserire alcuni aggiornamenti richiesti. Purtroppo il mondo virtuale è talmente "liquido" da scomparire del tutto. Forse un avviso sulla fragilità di questo nostro mondo contemporaneo, in cui tanto, troppo, si scrive e si condivide sui social, e poco si assegna invece al "saper costruire" innanzitutto nella nostra "stanza" interiore. Forse ci sono troppe stanze esibite ovunque quasi pornograficamente eppure vuote di contenuti profondi. Saper accettare ciò che accade è comunque una delle leggi dell'esistenza, perciò non mi resta che ricominciare, con pazienza, a costruire contenuti, condividere progetti, segnalare scritture e scrittori.

Ricominciando proprio da quella "stanza tutta per sé" che Virginia Woolf ha vissuto, difeso, usato per la propria libertà espressiva come donna e come scrittrice.

A volte ci dimentichiamo quanto sia importante avere la nostra stanza. Riempiamo i social di selfie inutili, citazioni rubate, fonti improbabili (quando leggo "dal web" non riesco a non provare una leggera stizza, un moto di risentimento per questa modalità che sembra individuare nel web una realtà plausibile, univoca, mentre si tratta invece di un immenso blob in cui occorre discriminare).

Ecco, tornare invece ad abitare la stanza del nostro intimo sentire, dei nostri giardini segreti su camminano sogni e memorie, ci sottrae forse un poco al disarmonico chiasso delle strade, dei social, di un mondo urlato, mostrato, vissuto con pugno di ferro in cui si "perde la tenerezza". Tornare alla nostra fragilità. al dialogo con le nostre parti interiori, è un ritorno a casa ogni volta che ci perdiamo nella tempesta. Non c'è nessuna Penelope ad attenderci. Siamo noi il nostro Ulisse e la nostra Penelope. Dobbiamo illuminare i nostri mondi interiori, portare luce dove c'è ombra, e continuare a camminare nell'esistenza cercando di scansare il banale.

La letteratura non ci salva, ma aiuta. La scrittura assolve la stessa funzione. Esorcizza traumi , lutti e paure, fissando la bellezza nelle parole che, altrimenti, migrerebbero via, perdute in voli lontani.

La nostra stanza va sempre pulita. Dobbiamo aprire le finestre, gettare via ciò che non serve più, sottrarre al tempo la polvere e le memorie.

E così, insieme a questa stanza su facebook, approfitto di questa forzata occasione per un rinnovamento. Curiosa, man mano, di misurare i passi compiuti. E quelli in cui invece sono inciampata.

Consapevole, però, che di notte ci saranno sempre le stelle, non importa quante nubi si abbassino sopra la testa.

Francesca