Visita anche: Editoria e Scrittura | La stanza di Virginia | Silmarillon | Stylos | La mia Istanbul
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Io ti saluto così. A modo mio. Tornero' a cercarti fra le dune del Sahara. E lì, lì io ti troverò. Sarai in quel "battesimo della solitudine" che mi insegnasti a cercare, senza guida e cammellieri. "Vai via, resta sola, non dare retta a nessuno. Cerca il battesimo del silenzio". L'ho fatto. Ed è stato stupore, beata sospensione di ogni mutamento, ogni assillo, ogni divenire in cui si frammenta questa esistenza così misteriosa. In quello spazio di sabbia rossa l'origine e la fine si incontrano e lasciano spazio a un abbagliante stupore in cui si affaccia la vastità di ciò che ci presiede, e ci avvolge, da sempre. E il respiro si ferma, gli occhi si sgranano, il tempo si distende lungo la linea dell'orizzonte curvata nella poesia che solo le braccia generose del deserto sanno offrire. Ti cercherò lì. Ti troverò. Io so che sei lì. Sei in ogni passo sulla sabbia e in ogni orma che scompare via. Sei in ogni stella stampata nel cielo sopra la tenda, e in ogni flauto soffiato dal vento. Tu sei nel Sahara, il Sahara è in te. Non sono per tutti, i deserti. Sono fatti per i poeti, per i camminatori. E tu eri un poeta e un camminatore. Di quelli veri, antichi, preziosi in questo mondo vano e superficiale. Tu sei stato il mio poeta del deserto, il mio ispiratore. Non è facile capire la festa interiore accesa da quello spazio irreale che ti avvicina a quello che ognuno chiama come vuole, ma che esiste, e lì si disvela. Quel bagliore di infinito ti resta addosso per sempre. Ti immagino ora nel più importante dei tuoi viaggi, il più ardito e impegnativo. Il vero viaggio dell'ignoto, dei silenzi, della contemplazione. Sei partito con uno zaino imbottito di persone con cui hai fatto strada e scambiato cuore. Non è poco, sai? E' il tuo Sahara, adesso. Soltanto tuo.
"Ho spostato un granello di sabbia e ho modificato il Sahara", scriveva Borges. Sposterò un granello di sabbia e modificherò il Sahara per te.
Ciao, zio. Buon viaggio.
Finalmente online il nuovo numero della Stanza di Virginia!
Una riflessione un po' diversa. Perchè Istanbul è una ferita di una ferita più grande, che non ha "nemici" specifici ma che riguarda noi tutti. Finché non lo capiremo, vivremo ovunque sotto assedio.
Un assedio creato dal mondo intero.
http://www.lamiaistanbul.com/19-blog/cultura/84-la-ferita-di-istanbul.html
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Come sempre, un grazie a tutti quelli che ci aiutano con i loro preziosi contributi.
Francesca Pacini
Un esempio di pessimo giornalismo firmato da Magdi Cristiano Allam.
Un titolo ironico legato a una tragedia è" qualcosa che rispecchia la profonda ignoranza, la superficialità, il consumismo mediatico dei nostri tempi. I giochi di parole sono i benvenuti, nei titoli. ma non in casi delicati e drammatici come questo.
Del resto, che aspettarsi da certi giornali e giornalisti?
Che rovinano il lavoro di altri che, in silenzio, senza meno clamore, cercano di raccontare il mondo è la società.
Lo spazio già esiguo si riduce ancora per chi ha scelto un modo diverso di fare giornalismo.
La fotografia scelta per il libro inchiesta (inchiesta? siamo sicuri?) rivela un gusto pessimo quanto il titolo del libro. Mi mancano i giornalisti veri, i libri seri, i giornali che scavano nella realtà senza cercare il consenso circense ottenuto con il ricorso a strategie da baraccone.
Purtroppo, oggi, il declino del buon giornalismo è un dato di fatto.