Visita anche: Editoria e Scrittura | La stanza di Virginia | Silmarillon | Stylos | La mia Istanbul
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Non mi riconosco più in questa Italia depressa, qualunquista e menefreghista.
Sempre pronta a criticare senza scegliere la difficile arte del "fare".
Governata da ladri e briganti che – toh – ha sempre scelto lei.
Lei, antica signora di eleganti fattezze, oggi stracciona, scalza, spettinata e
stanca.
Questa Italia alla deriva, sbilanciata, solcata da nuovi e vecchi rancori.
Canaglia, furbetta e malandrina.
Serva di Stato e dama di corte privata.
Puttana di strada, a volte.
E, sempre, corridoio di idee che non trovano né porte, né sbocchi.
Italia malata che non muore mai, eternamente appesa a macchine che respirano per lei.
Italia di cafoni e di snob, senza mezze misure.
Di omolgazioni e quotidiane piccinerie.
Di città che si credono villaggi
e villaggi in cui i vicini non riconoscono i vicini
Italia di maleducati e pigri.
Di rassegnati che hanno paura di cambiare
Di vizi, stanchezze e ridicole ostentazioni.
Italia che fatico ad amare
Italia mia?
Ti è arrivata una richiesta di amicizia. Accetti?
Facebook non è una caccia alla "faccia francobollo" da collezionare come un trofeo, accidenti. E a me non va di accettare amicizie fasulle tanto per ingrassare le fila dei presunti conoscenti. Mi viene in mente un verso della Szymborska: "Conta più chi ti conosce di chi conosci tu".
La mania della collezione di faccine dilaga, impazza. Ci sono iscritti con 5000 amici. Ma, dico io, quante ore del giorno hai a disposizione per avere 5000 amici??
O li vedi di notte, per tutte le notti della tua vita?
"Amico" è diverso da "conoscente", "amico di un amico", "persona incontrata una sera" e da "vicino di casa".
Forse bisogna riflettere sul termine "amico". Gli amici veri non sono quelli della De Filippi, e neanche quelli cantati da Antonelli Venditti.
Sono gli amici, silenziosi, non sbandierati, non celebrati, non cantati, che ci accompagnano durante il nostro passaggio su questa terra.
Sono quelli che ci conosco davvero, e che noi conosciamo. Con cui condividiamo, spesso o talvolta, veri pezzi di vita.
Ci sono gli amici dei momenti goliardici (i più) e gli amici dei nostri scontenti, delle nostre fragilità e malinconie (più rari, ma molto più preziosi), ci sono quelli con cui cenare (tanti) e quelli con cui condividere pezzi d'anima (pochi, pochissimi, un dono celeste).
Quelli che conoscono la nostra "immagine" e quelli che invece intrattengono una piacevole, rara confidenza con le verità del nostro cuore.
Di questi ultimi, le faccine di facebook sono scarse davvero.
Ma, in una società dell'apparire, bisogna – per essere fichi – apparire pieni di amici, sembrare mondani, socievoli, "impegnati" con un sacco di gente.
Eh sì, aveva ragione lei, la Szymborska: "Conta più chi ti conosce di chi conosci tu". Aveva ragione davvero.
Non vado in Chiesa e non apprezzo particolarmente questo Papa, ma resto francamente sconcertata leggendo su youtube i commenti a un video amatoriale che riprende la scena dell’aggressione del 24 sera, durante la celebrazione natalizia. Riporto i commenti senza commentare, purtroppo "parlano" da soli.
hahahahahahahahahahahaha!!!!! è solo l’inizio… era da aspettarselo k la gente impazzisse in questo mondo schifoso…
PACE a tutti =)
la rottura del femore per un vecchio di 87 anni implica di regola un decorso tragico.
Non voglio esagerare con gli animali (quanti post dedicati ai gatti) ma curiosamente mi imbatto spesso – ultimamente – in storie davvero commoventi.
Come quella che riguarda Faith, il cane nato con una menomazione (l’assenza delle due zampe anteriori) che grazie all’amore dei suoi padroni è riuscito a sopravvivere imparando addirittura a camminare in posizione eretta.
Non ci credete?
Ecco un video:
http://www.dissacration.com/2008/04/21/lincredibile-cane-con-2-zampe/
Io mi sono commossa. Mi commuovono sempre, queste storie.
E penso che "qualcosa" o "qualcuno" dissemini simboli viventi su questa terra per aiutarci a pensare, per allargare un poco i nostri angusti confini, per mostrarci la potenza dell’amore, in ogni sua forma.
Ecco perchè le storie di animali non sono solo storie di animali.
Lo sapeva bene anche Esiodo.
Posso solo aggiungere che il nome del cane, Faith (Fede), non poteva essere più appropriato.
E’ proprio vero che la fede…sposta le montagne.
A volte basta davvero poco per stare meglio. Basta guardare per aria.
Lo faccio sempre, e sempre ne ricavo un respiro dell’anima, una dilatazione, un dolce sconfinare in luoghi che non so dire, e che per questo "sono".
Anche nel cielo invernale, in queste fredde giornate che anticipano la quiete delle giornate post-natalizie, mi perdo nei colori del cielo, lo faccio mentre cammino, o mentre attendo lo scatto di un semaforo con il mio scooter, lo faccio dalla finestra, accompagnata dallo sguardo acciambellato del mio gatto intento nel suo soave oziare. Lo faccio e mi sembra di allargare i miei confini, di essere meno "terra" e più "cielo", di scansare per un attimo, un attimo troppo breve, la gravità di questa materia che ci fissa, ci aggancia, ci radica ma allo stesso tempo ci tiene prigionieri nel suo divenire.
Ogni cielo, invece, dietro la mutevolezza dei suoi chiarori e delle sue nuvole di cotone, racconta di un tempo immutabile, di uno spazio senza perimetro, di altezze convesse e di magici destini.
Adoro alzare gli occhi per cercare il cielo. Ne seguo i giochi di luce fino a sera, fino a quando ogni stella si accende.
E mi sento felice. Così, senza motivo.
E’ come se i polmoni si allargassero, il cuore si dilatasse, e la testa penzolasse giù, finalmente inerte, ammutolita.
Il cielo della città va cercato, annusato. Sopra i palazzi, sopra gli scorci di grandi e piccole vie, ha i suoi angeli, come a Berlino.
Me li immagino lassù, a guardare i nostri piccoli, grandi affanni.
L’incapacità di fermarci, oggi, li ha resi ancora meno visibili. Ma a occhi chiusi, nella pausa di qualche profumo portato dal vento, può capitare di sfiorarne per un attimo l’arcana bellezza.