Il mestiere del copy ha a che fare con la creatività, l’inatteso, "l’urto" che sbalza fuori dal rettilineo di uno schema prevedibile attraberso l’ingegno.

Ma, più che di generazione dei copy, parlerei, a volte, di generazione del "copy e incolla".

La grande diffusione di internet porta inevitabilmente con sé il risvolto della medaglia: ogni cosa nuova, creativa, viene immediatamente copiata, riprodotta in serie, proprio come nelle opere di quello "squinternato" – ma molto geniale – Andy Wharol.

E il fenomeno non riguarda solo i copy che invece di inventare…copyano, appunto.

Riguarda chiunque.

E riguarda non solo la scrittura ma la nascita di buone idee, di cose nuove, mai viste prima (le "mucche viola", laddove il colore non ha nulla a che fare con la mucca di Milka).

Francamente, trovo irritante questo copia&incolla che impazza. Ma c’è poco da fare.

Anni fa, fui fra i pionieri dei corsi per redattori in case editrici. Poi, c’è stata una moltiplicazione che ha quasi del miracoloso: "pane e pesci" in tutto lo stivale, da Bolzano a Catania.

Una vera eruzione di corsi simili, che non aggiungevano nulla all’originale. Oggi ne sorrido, ma all’epoca mi arrabbiai molto perché non mi consolava il fatto che la mia idea fosse stata copiata da tutti.

In fondo, succede sempre così, quando si ha una buona idea.

La cosa divertente è che ancora oggi vedo in giro, a proposito di questi corsi (e affini) una soluzione che all’epoca (parlo del 2000) era davvero innovativa: sul sito dell’agenzia per la quale lavoravo, dirigendo anche i corsi in questione, pubblicai il nome e cognome degli stagisti di fine corso, e la loro destinazione. Non lo faceva nessuno, perlomeno non nel nostro contesto (e finora non mi è giunta notizia di nessun altro contesto che lo abbia fatto in precedenza).

Oggi, tutti, dico tutti, quelli che propongono corsi analoghi hanno sfruttato questo tipo di comunicazione.

Si tratta solo di un’idea. Ma è questo il punto: mancano le idee, oggi. E’ come avere a disposizione tante pietanze ma non saperle cucinare. Gli ingredienti sono lì, hanno solo bisogno di essere riuniti, cotti a puntino. Ma tu continui a vedere solo pezzettini isolati.

Quando ero più "piccolina", me la prendevo molto per gli eserciti di copy (mi ricordo di una mia stagista che all’improvviso se ne andò facendo la sua agenzia; peccato che copiasse ogni pagina del sito che ogni volta aggiornavo: stessi termini, stessi concetti, stessi titoli); oggi ho imparato a fregarmene.

Peccato, però, che ci siano molti "spacciatori di idee" in circolazione.

E che una certa omologazione (sociale, culturale, plotica,ecc.) abbia dato vita a un deserto privo di linfa.

Per fortuna, parallelamente esiste un’altro universo  in cui pullula la creatività. Nel pensare, nel progettare, nello scrivere, nel fare.

Mosche bianche. Anzi, mucche viola.