American History  X – Edward Norton

 

Siamo ragazzi di oggi”, cantava il rinunciabile Eros Ramazzotti  una manciata di anni fa, in tempi ancora poco sospetti, a dire il vero,  rispetto ai disastri degli ultimi anni.

Se i ragazzi del Sessantotto volevano scardinare un sistema obsoleto, parruccone, quelli del Duemilasette se la pigliano invece con chiunque metta in dubbio la supremazia di un anarchico fare e disfare.

 

Sabato 3 marzo: un  preside viene picchiato dai parenti di un ragazzo perché deve consengnare una brutta pagella, dopo aver ricevuto – per tutta la settimana –  minacce dai genitori per la sua decisione di vietare ai ragazzi l’uso del cellulare in aula (e solo in aula).

E ancora, nella stessa giornata, una ragazzina è pestata a calci e pugni dalle sue compagne di scuola per motivi banali (alla faccia delle gaie “fanciulle in fiore” di proustiana memoria).

Questo il felice bollettino di ieri, tanto per dirne una. Ma ogni giorno segnala ormai un episodio di ordinaria violenza.

Sono cronache dal fronte, diari quotidiani di una guerriglia scolastica che assume dimensioni mostruose in un “tutti contro tutti” selvaggio, spietato, documentato su YouTube attraverso riprese terrificanti.

La scuola è diventata un Fight Club  in cui l’esercizio dei muscoli sostituisce quello del cervello. E, peggio ancora, non viene riconosciuta alcuna gerarchia in un sistema che ha più a che fare con una giungla che con le aule scolastiche. Rovesciare la “dittatura” di presidi e insegnanti (quelli del Sessantotto) è solo servita, temiamo,  a stabilire una nuova dittatura, quella dei ragazzi. Del resto, basta “tutto cambiare per nulla cambiare”, come dice il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa.

E così eccoli qua, i nuovi “poteri” della nostra istruzione. Sono loro, i pischelli tutti ciccia e brufoli che adesso girano armati di cellulari, diventati arma di offesa destinata a tutti, insegnanti e compagni.

Le riprese sparano nei videofonini – indifferentemente – compagni handicappati messi all’angolo e malmenati, professoresse spiate nel tanga che sguscia fuori dal pantalone, risse in classe e  violenze carnali.

Tramontato lo spauracchio  di adulti cattivi come i personaggi di David Copperfield, il “fai da te” della nostra d-istruzione scolastica ha creato un nuovo genere di mostri, quello degli “adulti-bambini” cresciuti a pane e zaccherate di sangue.

I figli del Sessantotto sono stati viziati dai genitori che dopo il furore della loro guerra hanno infilato i sogni nelle pantofole e i soldi nelle tasche della loro prole. I figli e i nipoti di quei figli, oggi, sono ancora più viziati, vigliacchetti, superficiali.

Non stiamo mettendo alla gogna una intera generazione. Non vogliamo generalizzare perché, perdio, ci sono ancora anche i ragazzini che attaccano i lucchetti  a Ponte Milvio invece che agitare le catene allo stadio. Ragazzini imbevuti di un senso del rispetto piuttosto retrò praticato però a dispetto della maggioranza, ragazzini  che cercano di studiare riconoscendo nell’insegnante non un “pari” ma un “diverso” dotato di una funzione e una gerarchia istruttiva, in quel momento, con buona pace del fallimento di quei “padri amici” che, dopo una vita di pacche sulla spalla, all’improvviso scoprono che il figlio ha stuprato la vicina o ha frantumato  di manganellate un ispettore allo stadio.

 

Ma il segno dei tempi moderni non è questo, purtroppo.

 

In American History X, film bellissimo, straziante, un giovane neonazista americano (interpretato dal bravo Edward Norton) dopo aver scontato la galera per l’omicidio di un nero, tornando a casa, cambiato, scopre che il fratellino minore lo sta lentamente imitando innestandosi suo malgrado nella spirale di violenza che lo porterà a finire i suoi giorni brevissimi in una pozza di sangue, ammazzato da un compagno di scuola.

Troppo tardi. La speranza si è spenta nei giovani occhi che si sono chiusi per sempre.

 

Un film, questo, che fa male allo stomaco. Perché è vero, perché è una storia americana X, una storia qualunque, di ordinaria follia. Che può capitare a tutti in un mondo rovesciato dalla violenza dei giovani.

Non siamo a Los Angeles, qui. Non abbiamo le bande che si fronteggiano in mezzo alle strade. Ma abbiamo anche noi i nostri inferni, questo è certo.

Le marachelle di Tom Saywer, affascinanti, legittime, sono oggi ridotte a un acquerello romantico, uno svago futile, pieno di innocente candore, che poco rispecchia i ragazzini di oggi, veri delinquenti organizzati.

 

E ci si chiede se l’assenza di gerarchia e disciplina sia stata la soluzione migliore. Tra l’olio di ricino e il menefreghismo sui banchi passa anche la via di mezzo, quella di un’autorità (oggi mancante) capace di coniugare rispetto e rigore, gentilezza e fermezza.

 

Il vivere civile non può tollerare un vandalismo imbecille. Deve essere soccorso da tutti, non solo dagli addetti ai lavori, attraverso una seria interrogazione sui destini futuri di nuove generazioni svezzate dal “tutto è permesso”. Perché saranno quelle creature, domani, a guidare un paese, a deciderne le sorti interne e mondiali.

 

Non possiamo fare come Rossella O’Hara. Non possiamo dire “domani è un altro giorno”. Domani è adesso. E coi nostri ragazzi stiamo messi male. Male davvero.