Ecco, di nuovo è Natale.

Malgrado la finanziaria di Prodi, di cui la Littizzetto non vuole una copia perché – giustamente – non ha il caminetto (e neppure noi), in giro si vede il solito parapiglia legato ai consumi.

Le strade bloccate dal traffico, i negozi imbottiti come cheeseburger, le insegne colorate appiccicate sui muri o appese ai fili sulle nostre teste, la gente che gira con valigie di pacchi…

 

E poi i babbi Natali che quest’anno fanno tendenza, i pupazzetti attaccati a una scala che vengono appesi fuori dalle finestre (somigliano sinistramente ai fantocci impiccati che i neofascisti di casa Pound sparpagliano in giro nelle loro manifestazioni…), ti seguono con lo sguardo ovunque tu vada.

Non riesci a non sospirare, anche quest’anno. Perché si tratta, come sempre, della solita kermesse comandata, delle palle festive (e non si tratta di quelle natalizie) che addobbano inutilmenete l’unica cosa che conta davvero, a Natale. Cioè lo stare insieme, in famiglia.

Il resto è solo enfasi, eccesso.

Come al solito, puntuali come la guardia del Papa, ci avvertono della crisi, dell’inflazione, dei Bot e dei Botti, eppure – accidenti – ogni anno a Natale si spende e si spande.

Perfino le librerie, malgrado le tradizionali diserzioni del pubblico, in questi giorni sono così affollate da farci perfino sembrare un paese che legge.

Bene bene.

Ma dimentichiamo, come ogni anno, lo spirito autentico di un evento sacro diventato consumo. Anzi, religione del consumo.

Per quanto Ratzinger sia un papa "duro", e non susciti certo simpatie, qualche giorno fa ci ha  qualcosa su cui riflettere. 

Ci ha ricordato che l’unico vero dono che dovremmo fare è noi stessi.

Ma dato che è l’unica cosa realmente difficile da regalare, ecco che preferiamo correre nei negozi per un profumino o un reggiseno di seta, per una bambola parla-canta-cammina-falapipì o un set di penne dorate.

Donare sé stessi è sacrificio. E non è affatto gratis. Costa tanto. Il resto, è luna park.

Però questo luna park è così bello che preferiamo continuare girare sull’otto-volante.

Del resto, è il nostro babbo Natale da adulti. Quello dei "babbi" della Vodafone, o di Paris Hilton che ci suggerisce "Maeilio cuambiave no?".

E’ il babbo Natale dei Gospel da panettone. Quello delle bottiglie infiocchettate, dei cioccolatini dorati formato super-famiglia, degli sconti Sky…

Non abbiamo mai smesso di crederci, a babbo Natale. Neppure da adulti.

Senza di lui, del resto, la religione del consumo cesserebbe di esistere…

Far dono di sè? E chi ci pensa?

Eppure, eppure chissà, se invece di passare a 3 e ai videofonini usassimo gli sbiascicati  consigli di Paris Hilton per un altro tipo di metamorfosi?

 Maeilio cuambiave no?