Sarà, ma ogni volta che vedo le pubblicità del tonno Nostromo mi viene una crisi allergica.

Specie durante quella in cui lui si pappa il tonno dicendo, fra uno gnam gnam e l’altro "E’ tua suocera" a quel popò di tonno spilugone in piedi (anzi, in pinne) sulla porta della baracchetta. Tra l’altro, non so perchè ma ogni volta quel tonno mi fa pensare a Pinocchio, quello di Comencini.

Comunque, in questa pubblicità, sarcasmo oblige.

Ma a me non piace. Trovo il tutto di cattivo gusto. Cattivissimo. Non fa ridere. Non fa "piangere". Insomma, si rimane come…baccalà.

Il sarcasmo, l’ironia, sono armi che chiedono di essere manovrate dall’intelligenza. Altrimenti risultano insipide, come un tonno senz’ olio (per rimanere in tema).

E se qualcuno obiettasse dicendo che è la fine che fanno sul serio, quei tonni, e che è più onesto raccontarli così che farli somigliare ai grissini, rispondo che allora preferisco le cruente pubblicità che ho trovato in Sicilia, con l’immagine del povero tonno, sbigottito e agonizzante, che viene sollevato dalla rete in cui è stato trafitto durante il rito macellaio della mattanza.

Beh, a dire il vero, preferirei, alla fine, sognare. E immaginare che il buonissimo tonno sott’olio sia nato così, senza pinne nè occhietti nè vita precedente, pronto nella sua culla di latta. Che in realtà è una tomba. E in realtà, occhi pinne e sangue c’erano. E c ‘era anche la mattanza, che ci piaccia o no.

La pesca al tonno è davvero cruenta. Ma quantomeno è più "vera" di questa pubblicità grottesca.

E comunque, una suocera sott’olio la vorremmo tutti. La vorremmo lì, mangiata da un anonimo marinaro scorbutico, che la faccia sparire in clandestinità. Piano piano, senza che se ne accorga nessuno. Un po’ come succede ai defunti cinesi.