Doveva morire, Michael Jackson, per sfiancare la leggenda metropolitana del "negro che voleva essere bianco".

Alla fine, si sono accorti un po’ tutti che si trattava di una malattia della pelle, la vitiligine. Certo, lui aveva soffiato vento su questo incendio, con il suo nasino appuntito, il volto rifatto, i capelli piatti come il mare all’alba. E aveva fatto scandalo.

Nessuno si scandalizza, invece, davanti alle frotte di bianchi che vogliono diventare neri.

Ogni estate, puntuali, ci crogioliamo al sole per prendere la tintarella. Che, a voler essere puntigliosi, altro non è che la difesa della pelle davanti all’aggressione dei raggi solari.

Dunque la melanina, che evoca il bel  colore caldo del cioccolato, è solo una reazione.

Alcuni anni fa andava di moda l’abbronzatura selvaggia, quella senza creme di protezione, quella che faceva preparare pappette di carota e olio di oliva, che ci faceva mangiare la frutta (non per la salute, per carità: la tintarella).

Ora è tornata la tinta lunare, in uno stile retrò, all’inseguimento di quella bellezza diafana e patrizia che un tempo distingueva le dame di classe dalle contadinotte con la faccia rosso pomodoro.

Ma anche questa moda cambierà. Cosa non cambia, è il fatto che tutti d’estate lavoriamo alacremente per diventare "neri".

Ma nessuno si allarma. Nessuno lo trova bizzarro. Nessuno grida "al bianco! al bianco! al bianco che vuole diventare negro!".

Ma se un negro prova invece a diventare bianco (ammesso che ci riesca) si trova davanti un plotone di esecuzione.

Chissà perché.

Forse perché un pizzico di razzismo striscia, clandestino, nel nostro inconscio?

Siamo ancora abituati a considerare i figli di Kunta Kinte una variante minore? No.

Non, perlomeno, alla luce del sole. E allora dovremmo piantarla di considerare innaturale un eventuale cambiamento cromatico della pelle di altri, mentre la nostra, d’estate, si trasforma in tutte le tinte del cioccolato, da quello fondente ai variegati Nutella.

Se ci togliessimo un attimo dalle nostre abitudini, forse ci troveremmo davvero ridicoli: tutti lì, in fila sul lettino, a voler essere "neri per forza" (e non per caso).

Ma le mode e le convenzioni, si sa, ci abituano a non pensare.