Questi giorni si parla molto dell’ultima puntata di Report tutta dedicata al sistema romano della nettezza urbana, con il flagello nazionale rappresentato dalla famigerata discarica di Malgrotta con il suo gassificatore che esala fumi velenosi.

Un assessore del PD è stato costretto a dimettersi dopo la "figuraccia" fatta in televisione dove, con un intercalare denso di turpiloqui, credendo che le telecamere fossero spente ha continuato – l’ingenuo – a raccontarsi allo scafato giornalista, che ha così radunato una serie di pensieri poco graziosi relativi agli inquinamenti sull’inquinamento, cioè gli inciuci che coprono il business della spazzatura, vero "oro" non solo a Napoli (ricordate lo scandalo campano dell’epoca di Tagentopoli?).

Ora, quelli di Report saranno stati scorretti, d’accordo. Ma anche l’assessore è stato un grullo apocalittico: si sa che quel tipo di indagine giornalistica non guarda in faccia nulla e nessuno usando perfino il trucco delle telecamere spente, come nel caso di Bassolino.

Però la vera vergogna non è quella del giornalismo aggressivo di Report. La vera vergogna è ciò che è venuto fuori.

E cioè i legami "puzzolenti" tra Ama e Cerroni, il ricchissimo proprietario del gassificatore.

E lo scandalo della raccolta dei rifiuti che continua a gravare su Roma.

Rifiuti che in parte finiscono, in modo indifferenziato, proprio nel gassificatore di Malagrotta dove vengono bruciati insieme, allegramente, per ricavarne energia da vendere (energia i cui proventi vanno al Cerroni, ovviamente).

Non è sufficiente emettere decreti legge su quegli scioperati dei cittadini campani che insieme alla frutta buttano comodini e divani. Da noi le cose non vanno certo meglio.

Anche noi abbiamo le nostre "napoletanate", e una sana multa non farebbe mai male.

Nella civilissima Roma, caput mundi, sia l’Ama che i cittadini continuano a far finta di nulla.

Per quanto riguarda l’Ama, rivedetevi l’ultima puntata di Report (non basta un sito fichissimo che promette tanti buoni servizi sulla nettezza urbana per avere le "mani pulite" e le discariche a posto), e per quanto riguarda Roma…basta vivere nella capitale o visitarla per accorgersi delle buffonate che riguardano la raccolta differenziata.

Nella mia cittadina natale, a Senigallia, come in molti altri luoghi d’Italia, fuori da ogni casa ci sono i cassonetti condominiali, tutti puliti, tutti in ordine, tutti svuotati regolarmente ogni giorno (a Roma, in certi quartieri, pare a volte si scordino proprio di transitare…)

Accade anche in molte città europee, come la Germania.

Un brillante segno di civilità.

Invece no, a Roma no. A Roma come in altri capoluoghi nostrani la raccolta indifferenziata viene fatta all’italiana, ovvero in modo raffazzonato, furbetto, cialtrone.

Insomma, una raccolta alla carlona, in poche parole.

Per non voler spendere soldi che devono invece andare nelle gonfissime tasche di chi gestisce le tasse che noi poveracci paghiamo e che dovrebbero migliorare i servizi statali, si peferisce usare i cassonetti giganti, sparsi qua e là senza logica. Dove lavoravo, sotto l’ufficio troneggiava solo il cassonetto verde (sotto un ufficio, ripeto, e vicino a due negozi enormi di ferramenta e alimentari che ogni giorno buttano quantità industriali di scatoloni); per raggiungere quello bianco dedicato alla carta bisogna farsi a piedi tutta la via. Quando ho traslocato, mi sono caricata pacchi di giornali sulle spalle e ho percorso tutta la strada per buttarli nel giusto contenitore. Che posso farci? La maleducazione civica mi dà fastidio. Peccato, però, che dentro il contenitore abbia trovato materiale organico, lampadine, ferri e vetro.

Lo stesso accade sotto casa mia. Tu, da bravo, separi e distingui i materiali che getti, poi però ti accorgi che gli altri fanno come gli pare. Cioè se ne fregano dando vita a una bella macedonia di rifiuti. Ciliegina sulla torta: mobilia e materiale informatico.

Certo l’Ama non ci dà una mano, con i cassonetti mal distribuiti lungo tutta la città.

E spesso non offre certo il buon esempio.

Un mio amico dice addirittura di aver visto, una notte, il camion dell’Ama che raccoglieva in modo indifferenziato la spazzatura differenziata.

Non so se si tratta di una leggenda metropolitana da lui inventata, ma non metterei la mano sul fuoco sulla finzione…

Ecco che sia i cittadini sia le istituzioni pubbliche preposte alla gestione della mondezza preferiscono molte volte fare i loro comodi piuttosto che aiutare un paese e un pianeta ormai prossimi al coma.

Io, non ci riesco. Anche se insieme al vetro trovo le arance buttate dal supermecato non riesco a chiudere gli occhi.

Non servirà a nulla, la mia povera raccolta da "formichina". Troppe cicale in giro.

Ma quantomeno serve alla mia coscienza.

Ci sono coscienze, in giro, che somigliano molto alla discarica di Malagrotta…