Mi insospettiscono sempre un po’ le persone che se ne vanno in giro a sentenziare angelicamente quanto tutto sia splendido e meraviglioso e pieno di luce. Quando incontro persone del genere mi viene una voglia travolgente di uscire e andarmi a comprare una pistola. Gente simile contribuisce a  propagare un falso ideale. Non mi riferisco al silenzio che circonda percettibilmente un monaco tibetano, il quale davvero è quel silenzio; mi riferisco a quel tipo di bontà esibizionista, vistosa, sbattita in faccia, sulla quale andrebbe appeso un cartellino: "attenzione, pericolo". Per citare il proverbio: troppo bella per essere vera.

(Donna Fahri, Lo Yoga nella vita).

 

Finalmente, finalmente qualcuno che la dice tutta. Ce ne sono pochi, così, in giro, nell’era delle comunità di Osho, dei weekend new age dove ti illumini tutto e diventi tanto, tanto buono. Tutta la cacca che ti avvolge crolla immediatamente al tocco del guru di turno, si squaglia nel canto con i compagni, svanisce  anche nel bel gruzzoletto di soldi che sborsi per comprarti un pezzettino di cielo spirituale.

Peccato che l’anima non si compri (anche se la Chiesa ci ha provato più volte, e non solo con la vendita delle indulgenze).

E peccato che tu, invece di acquisire il misterioso, magico sorriso del Buddha, il sorriso di chi ha compreso l’inganno del gioco di maya e che lo ha trasceso, ti infili in un sorrisetto beota, quello dell’uomo "buono", anzi "buonista", quello dell’uomo che è stato spiritualizzato dal tocco magico (e costoso) di qualche guru durante uno dei suoi raduni in pizzo a qualche monte o in qualche bella vallata nostrana.

E così ti identifichi (tu, che dovevi smascherare le identificazioni e le maschere) nel tuo nuovo personaggio spirituale, e non molli più quel sorrisetto beota ad imitatio Buddhi con il quale vai in giro, rinnovato.

E annunci a tutti che il mondo è bello, è buono, è stupendo. Dispensi abbraccini e bacini (ci sono perfino ritiri in cui si insegna ad abbracciare il prossimo), tutto felice della scomparsa del vecchio Io fragile, triste, pieno di problemi, in favore di questo Io scintillante, angelico, che lustri ogni giorno come una macchina nuova.

Ecco, d’ ora in poi il Mulino Bianco non è solo un’illusione pubblicitaria. E’ la tua realtà. Via i brutti, via i mostri, via i cattivi. Via, via, via (ma non fanno così anchd i bambini?). Non c’è, il brutto nel mondo, quello che ti fa paura, non c’è. E soprattutto non c’è più il bau bau interiore, quello che ti spaventava perché ti chiedeva di guardare in faccia anche i mostri,  cioè le paure, le ombre, i fantasmi, i limiti che ognuno si porta dietro. Ma che ti importa adesso? Non c’è bisogno di fare alcuna discesa agli inferi, nè di guardare l’ombra. Non c’è più, l’ombra.

Oggi sono tante, troppe le persone anestetizzate da questi vademecum spirituali pronti per l’uso. E sono false, sì, hanno qualcosa di artificiale.

Qualche hanno fa ho frequentato un gruppo, attratta da alcuni insegnamenti filosofici orientali.

Tutti belli in circolo, con i loro sorrisi ieratici e quel "volemose bene" alla rinfusa, quello che mi faceva pensare a una vecchia scena di un film di Verdone, in cui lui faceva l’hippy che tra una canna e l’altra biascicava teorie di fratellanza universale.

Pacche sulle spalle, denti mostrati a destra e a manca, postura da "persona felice" (c’è pure quella).

Peccato, però, che se qualcuno osava fare domande strane (tipo: ma il Cristo allora era meno o più illuminato? Era un maestro anche lui o no? ) tutti i sorrisi Durbans dei vari Boccasana scomparivano per lasciare spazio a un’agitata difesa…dei confini permessi.

Ergo il sorriso non veniva turbato a patto che non si scomodasse il giardinetto sul quale si era seduto.

L’altra cosa bizzarra era che, appena usciti fuori, molti di questi "sorrisi" sfanculavano subito l’impavido pedone che osava attraversare arrestando la corsa del loro motorino. "Figlio di! "Tiè!" "Tu e li mortacci…"

Alla faccia del sorriso del Budda. Alla faccia dei fiorellini nel cuore aperto che non conosce più odio aggressività e altre bassezze varie. Ma non importa. Questo è solo un "incidente", l’altro è "verità".

Il "buonismo" spirituale può diventare una fucina di ombre irrisolte che, cacciate nell’ombra, appunto, diventano sempre più scure…

La vita non è solo bella e meravigliosa e piena di luce e di magia. La vita è anche terribile, dura, spietata, piena di crudelità e ingiustizie. Non si può essere sempre felici, quindi. Solo un idiota ci riuscirebbe. Il distacco spirituale è ben altra cosa. Ma  è per questo che non ho mai visto nessuno…sorridere come il Budda.

Tra l’altro, maggiore è la foga con cui difendiamo la nostra felicità spirituale, con cui attacchiamo alle frasi fatte dei guru di turno, maggiore è il terrore che qualcuno ci guardi dentro, ci guardi davvero dentro e colga tutto ciò che abbiamo sepolto.

Ma è da lì che si parte. "Se i miei demoni se ne andranno, temo che anche i miei angeli mi lasceranno" scrivera Rilke.

Invece eccole, queste "Angelopoli" che fioccano qua e là, rintuzzate da ritiri, raduni, libri (il marketing spirituale è uno dei più potenti, in questo inizio millennio).

Peccato che io penso che gli antichi avessero ragione, e che non a caso nell’oracolo di Delfi avessero scritto una cosa terribile, che mette a fuoco e fiamme ogni nostra illusione:

Nosce te ipsum. Conosci te stesso.

E quel conoscersi ha bisogno di un tutto, non di una sola parte. Di nuovo, cerchiamo di barare nella scacchiera universale, cerchiamo di eliminare i neri senza neppure averci mai giocato davvero.

E quando cantiamo, tutti felici, tutti contenti di aver schivato il Male o quantomeno di averlo archiviato in modo veloce veloce, in linea con i tempi moderni che chiedono di non perdere tempo, dovremmo ricordarci cosa canta Battiato:
"E lo sapeva bene Paganini/ che il diavolo è mancino/ e suona bene il violino…"

Nosce te ipsum. Conosci te stesso.